Azioni a tutela dell’eredità: azione di riduzione, restituzione e reintegra

Il nostro ordinamento protegge in modo particolare i legittimari, ossia gli eredi ai quali la legge riserva una quota minima di eredità, chiamata quota di legittima. Si tratta di un diritto intoccabile, pensato per garantire un supporto economico a familiari stretti come il coniuge, i figli o, in mancanza di questi, i genitori.

Quando questo diritto viene leso – ad esempio perché il defunto ha donato troppo a terzi o ha lasciato tutto a un solo erede nel testamento – il legittimario può ricorrere a specifici strumenti giuridici per ristabilire i propri diritti.

I principali strumenti a disposizione sono:

  • L’azione di riduzione, per correggere disposizioni testamentarie o donazioni che violano la quota di legittima.
  • L’azione di restituzione, per recuperare concretamente i beni o il valore spettante.
  • La reintegrazione della legittima, in alternativa o a complemento delle precedenti.

Grazie a questi strumenti, i legittimari possono agire per ottenere il riconoscimento e la tutela delle proprie quote ereditarie. Vediamo come funzionano nel dettaglio.

Azione di riduzione

L’azione di riduzione è il primo passo per difendere i diritti dei legittimari.

Questo strumento giuridico consente di chiedere al giudice di ridurre, in tutto o in parte, le disposizioni testamentarie o le donazioni effettuate in vita dal defunto (de cuius) che violano la quota minima spettante per legge ai legittimari.

L’azione di riduzione si configura come un diritto patrimoniale e potestativo del legittimario leso, che può essere esercitato dopo l’apertura della successione cioè dopo il decesso del de cuius.

In parole più semplici, a successione aperta il legittimario può dire al giudice: “Questa donazione o questo testamento mi ha tolto più di quanto fosse giusto secondo la legge, voglio che sia dichiarato dal giudice che deve essere ridimensionato”.

È importante sapere che l’azione di riduzione non annulla completamente le disposizioni lesive: si limita a modificarle nella misura necessaria a ristabilire l’equilibrio previsto dalla legge. 

L’azione di riduzione, come detto prima, può essere esercitata dai legittimari, ossia:

  • Il coniuge;
  • I figli (legittimi, naturali o adottivi);
  • Gli ascendenti legittimi (genitori), se non ci sono figli.

Per esercitare questa azione, devono essere soddisfatti inoltre alcuni presupposti fondamentali:

1. Lesione della quota di legittima: le disposizioni testamentarie o le donazioni effettuate in vita dal de cuius devono aver compromesso la parte di eredità riservata per legge al legittimario (quota di legittima, appunto). 

2. Accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario: il legittimario deve aver accettato l’eredità con beneficio d’inventario, salvo che le donazioni o i legati siano stati fatti a persone chiamate come coeredi, anche se hanno rinunciato all’eredità. Ricordiamo che accettare l’eredità con beneficio d’inventario significa che se il defunto aveva debiti, l’erede non è tenuto a pagarli con i propri soldi o beni: i creditori possono rivalersi solo sui beni ereditati.

3. Imputazione di donazioni e legati ricevuti dal defunto: il legittimario deve calcolare tutto ciò che ha già ricevuto dal defunto, salvo che il testatore lo abbia esplicitamente dispensato.

È importante notare che l’azione di riduzione non può essere esercitata durante la vita del donante; eventuali rinunce preventive a tale diritto sono considerate nulle.

Il termine per esercitare l’azione di riduzione è di dieci anni, a partire dall’apertura della successione (il giorno del decesso del defunto).

“E se scopro dopo l’apertura della successione che la mia legittima è stata lesa?”

Se il legittimario scopre la lesione dei suoi diritti solo più tardi, ma prima di 10 anni, il termine può iniziare a decorrere dal momento in cui ne ha avuto conoscenza.

Ad esempio: se dopo 3 anni dalla morte del de cuius ti rendi conto che la tua quota di legittima è stata lesa, il termine di 10 anni per esercitare l’azione di riduzione sarà calcolato a partire da quel momento. 

È fondamentale agire tempestivamente per evitare la decadenza del diritto; una volta decorso il termine di prescrizione, l’azione di riduzione non può più essere esercitata e le disposizioni lesive divengono definitive.

accoglimento azione di riduzione

L’accoglimento dell’azione di riduzione (ossia se il giudice stabilisce che c’è stata una lesione della quota di legittima) comporta:

Riduzione delle disposizioni lesive: le disposizioni testamentarie o le donazioni che ledono la quota di legittima vengono ridotte nella misura necessaria a reintegrare i diritti del legittimario.

Restituzione dei beni: i beneficiari delle disposizioni ridotte sono tenuti a restituire i beni o le somme eccedenti la quota disponibile.

Inefficacia relativa: la riduzione ha effetto solo nei confronti dei legittimari che hanno promosso l’azione e delle disposizioni specificamente impugnate. Gli altri eredi o beneficiari non vengono coinvolti direttamente dagli effetti dell’azione, a meno che non siano anch’essi interessati dalle medesime disposizioni lesive.

Come sempre, a questa domanda non può esserci una risposta univoca.

I costi dei procedimenti giudiziari, e in questo caso, dell’azione di riduzione, dipendono da diversi fattori:

  • Spese legali: Gli onorari dell’avvocato variano in base al valore dell’eredità e alla complessità del caso
  • Spese processuali, come il contributo unificato, che varia in funzione del valore della causa
  • Eventuali costi di perizie tecniche: necessarie, ad esempio, per determinare il valore dei beni o delle donazioni oggetto di riduzione. 
  • Tempi del procedimento: la durata della causa può influenzare i costi complessivi, specialmente in caso di contenziosi prolungati.

Un consiglio? 

Prima di iniziare, valuta la possibilità di un accordo stragiudiziale, che potrebbe risolvere la questione in modo più rapido e meno oneroso.

L’azione di restituzione è strettamente connessa all’azione di riduzione. 

Una volta ottenuta la riduzione delle disposizioni lesive, il legittimario può agire per ottenere la restituzione dei beni indebitamente assegnati a terzi. 

In parole più semplici: l’azione di restituzione è il mezzo attraverso il quale il legittimario, ottenuta la vittoria nell’azione di riduzione, può concretamente recuperare i beni o il denaro spettanti.

Non è possibile chiedere la restituzione senza aver prima ottenuto una pronuncia dal giudice che riduca le disposizioni lesive. È un po’ come costruire una casa: l’azione di riduzione è la base, senza la quale non puoi procedere con il tetto, ovvero la restituzione.

L’azione di restituzione è possibile nei seguenti casi:

• Quando i beni oggetto di restituzione sono ancora in possesso del donatario o del beneficiario della disposizione testamentaria.

• Quando i beni sono stati trasferiti a terzi, purché siano rispettati i limiti previsti dal codice civile.

L’azione di restituzione è quindi un passo ulteriore, volto a ripristinare concretamente la situazione patrimoniale a favore del legittimario leso.

azione di restituzione legittimari

Immaginiamo che Luigi, padre di Silvia, abbia donato in vita un appartamento di grande valore al suo amico Luca.

Alla morte di Luigi, l’unico patrimonio rimasto è costituito da beni di valore modesto, insufficienti per coprire la quota di legittima spettante a Silvia come figlia.

In questa situazione:

1. Silvia avvia un’azione di riduzione, chiedendo al giudice di dichiarare inefficace, nella misura necessaria, la donazione fatta a Luca.

2. Una volta ottenuta la sentenza di riduzione, Silvia può procedere con l’azione di restituzione per recuperare il bene donato o una parte del suo valore. Se l’appartamento è ancora nelle mani di Luca, la restituzione sarà diretta.

Ma cosa accade se il bene non è più disponibile?

Uno degli scenari più complessi si verifica quando il bene donato o assegnato con disposizione testamentaria non è più nelle mani del donatario (Luca), ma è stato trasferito a un terzo (Paolo). In questi casi, il legittimario (Silvia) può comunque agire contro Paolo, con l’azione di restituzione contro un terzo acquirente, ma devono ricorrere alcuni presupposti:

1. Una sentenza di riduzione definitiva

Prima di tutto, è necessario che ci sia una sentenza che dichiari la riduzione delle disposizioni lesive. Questa sentenza deve essere passata in giudicato, cioè definitiva e non più impugnabile. È la base su cui costruire l’azione di restituzione.

2. Il bene deve essere stato trasferito a un terzo

Il beneficiario della disposizione ridotta – che può essere un erede, un donatario o un legatario – deve aver trasferito il bene a un terzo, ad esempio tramite una vendita o una donazione. Se invece il bene è stato solo gravato da diritti reali limitati (come un’ipoteca), si applicano regole diverse.

3. Tentativo di recupero dal beneficiario originale

Prima di rivolgersi al terzo acquirente, è necessario escutere il beneficiario originale. In altre parole, bisogna tentare di recuperare il bene o il suo valore economico direttamente da chi lo ha ricevuto inizialmente (il donatario, l’erede o il legatario).

• Se il beneficiario non possiede più il bene, è comunque tenuto a corrisponderne l’equivalente economico.

• Solo se risulta insolvente (cioè non in grado di pagare), diventa possibile agire contro il terzo acquirente.

Quando si tratta di proteggere i propri diritti ereditari, non sempre è necessario o possibile ricorrere direttamente ad un’azione giudiziale.  Quest’ultima strada rappresenta una extrema ratio, da considerare solo in assenza di alternative.

Le dispute legali possono essere complesse, costose e, soprattutto, avere un impatto significativo sui rapporti familiari. 

Ecco perché è fondamentale conoscere le alternative all’azione di riduzione, soluzioni che, in molti casi, possono risolvere i problemi in modo più rapido, economico e sereno.

Vediamo insieme quali sono queste alternative, quando possono essere utili e come noi possiamo guidarti, innanzitutto, nel prendere la decisione migliore.

La reintegra della legittima e l’azione di riduzione sono strumenti giuridici distinti, ma entrambi mirano a proteggere i diritti dei legittimari lesi. La differenza principale sta negli obiettivi specifici e nelle modalità di applicazione.

La reintegra della legittima si concentra sul recupero effettivo della quota spettante al legittimario, senza che sia prima necessaria un’azione di riduzione. Questo strumento può essere attivato quando il legittimario non ha ricevuto nulla o ha ricevuto meno di quanto gli spetta per legge, anche a seguito dell’azione di riduzione.

Consente di ripristinare la quota spettante al legittimario senza necessariamente passare da un giudizio lungo e complesso. Questo meccanismo può infatti essere attivato in due modi:

1. Tramite accordo tra le parti: Se tutti gli eredi sono disposti a dialogare, è possibile raggiungere un’intesa che reintegri il legittimario senza coinvolgere il tribunale. Questo approccio è particolarmente vantaggioso perché preserva i rapporti familiari e riduce i costi e i tempi.

2. Per decisione giudiziale: Quando non si trova un accordo, il legittimario può rivolgersi al giudice, che determinerà la misura della reintegrazione necessaria.

📌 Un consiglio utile: La reintegrazione consensuale, se gestita con la giusta consulenza, può essere rapida e soddisfacente per tutte le parti. Affidarti a un professionista esperto può fare la differenza nel trovare una soluzione equa e condivisa.

La rinuncia onerosa è un’opzione interessante per chi vuole evitare un conflitto davanti al giudice.

In questo caso, il legittimario accetta di non esercitare l’azione di riduzione in cambio di un compenso economico o di altri benefici. È un accordo privato che si basa sulla negoziazione tra le parti.

Ad esempio, un legittimario potrebbe accettare una somma di denaro o un bene di valore inferiore rispetto alla sua quota di legittima, ma comunque soddisfacente per le sue esigenze. Questa soluzione è utile perché:

  • Riduce i tempi e i costi di un’eventuale causa.
  • Preserva i rapporti tra familiari.
  • Consente alle parti di avere maggiore controllo sull’esito della controversia.

📌 Da sapere: La rinuncia onerosa deve essere formalizzata correttamente per evitare future contestazioni. Un professionista esperto in diritto successorio può aiutarti a redigere un accordo solido e valido.

Accordo eredi stragiudiziale

Simile alla rinuncia onerosa, la rinuncia transattiva si basa su un accordo che soddisfa sia il legittimario leso sia gli altri eredi o beneficiari. Tuttavia, in questo caso l’accordo si configura come una transazione, cioè un compromesso in cui entrambe le parti accettano delle concessioni.

Immaginiamo, ad esempio, che un legittimario accetti di rinunciare a una parte della sua quota di legittima in cambio di un bene specifico o di una somma inferiore a quella spettante. 

Questo tipo di accordo può essere utile in situazioni particolarmente complesse, dove la quota di legittima non può essere soddisfatta in modo diretto (ad esempio, quando il patrimonio è costituito solo da beni immobili di difficile divisione).

📌 Un dettaglio importante: Una transazione ben strutturata può prevenire future liti e garantire che tutti i coinvolti rispettino l’accordo. Per questo, è fondamentale il supporto di un consulente legale che possa mediare e assicurarsi che il compromesso sia vantaggioso e chiaro.

La rinuncia gratuita è un atto volontario e personale del legittimario, che decide di non esercitare l’azione di riduzione senza chiedere nulla in cambio. Questa scelta, pur essendo meno comune, può essere motivata da:

  • Legami familiari forti, che il legittimario vuole preservare a tutti i costi.
  • Motivi etici o morali, ad esempio quando il legittimario ritiene che altri familiari abbiano più bisogno del patrimonio.
  • Situazioni di indipendenza economica, in cui il legittimario non ha necessità di ulteriori risorse.

📌 Il nostro consiglio: Anche se questa decisione sembra semplice, è fondamentale valutarne attentamente le implicazioni. Una volta formalizzata, la rinuncia non può essere revocata. Rivolgersi a un esperto aiuta a prendere questa decisione con consapevolezza, considerando tutti i pro e i contro.

Conoscere e comprendere il funzionamento di queste azioni è essenziale per capire quali possibilità la legge ti riconosce nel caso in cui tu stia cercando un modo per tutelare i tuoi interessi di erede.

Spesso, le situazioni ereditarie sono complesse e possono dare luogo a conflitti familiari o a difficoltà pratiche nel recupero delle quote spettanti.

Se ti trovi in una situazione simile e hai dubbi in merito, ti consigliamo di contattarci per una consulenza personalizzata.

Non lasciare che i tuoi diritti vadano persi: le leggi italiane offrono strumenti efficaci, ma è importante agire nei tempi e nei modi corretti.

Quando si parla di successioni ereditarie, ogni situazione è unica.

Le soluzioni che funzionano in un caso possono essere inapplicabili in un altro.

È qui che entra in gioco la nostra consulenza: ti guidiamo attraverso i passaggi più delicati, aiutandoti a scegliere l’opzione migliore per tutelare i tuoi diritti senza compromettere i rapporti familiari o incorrere in costi inutili.

Il nostro obiettivo è soddisfare gli interessi di chi si rivolge a noi, ricorrendo al tribunale solo quando non ci sono alternative. 

Un approccio personalizzato e una conoscenza approfondita delle leggi possono fare la differenza tra una lunga battaglia e una soluzione rapida ed efficace.

Contattaci: siamo qui per ascoltarti e trovare la strada giusta per te.

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